Per la cronaca, mia figlia ha 2 anni. Con questa premessa ci tengo a precisare che l’obiettivo di questo articolo è spiegarti come si forma e come si usa il subjuntivo presente in un modo così chiaro e semplice che pure mia figlia non avrebbe difficoltà a comprendere. Lo so che quando senti la parola subjuntivo vorresti solo scappare, convinto di avere davanti l’Everest della grammatica spagnola, la cima più alta ed ostica da scalare, il Pokemon più difficile da scovare e acchiappare, ma non è per niente così: anche gli argomenti grammaticali più cervellotici, se correttamente affrontati e compresi, possono risultare di una facilità disarmante. Nella maggior parte dei casi si tratta solo di imparare a riconoscere e gestire il meccanismo che sonnecchia nelle profondità della regola e con qualche accorgimento e i giusti ragionamenti vedrai che, alla fine del post, avrai raggiunto proprio questa ambita meta.

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1. La formazione del subjuntivo presente.

Partiamo dall’ABC e cerchiamo di capire assieme, senza farci troppe paranoie, come si forma questo modo verbale, che corrisponde al congiuntivo in italiano. Mi preme subito chiarire che, se in italiano ti sei convinto di poter girare e rigirare il congiuntivo “come fosse una bambola”, storpiandolo e coniando brutalmente nuove forme, con il subjuntivo devi tenere a bada la tua creatività, poiché è richiesta maggiore attenzione e consapevolezza sia nei casi d’uso che nella costruzione delle forme verbali stesse. No, non chiudere l’articolo convinto che non ci siano vie d’uscita, che non capirai mai, che non ne azzeccherai mai una: devi solo metterti in testa che si può imparare tutto, basta seguire pochi e semplici accorgimenti.

Il primo accorgimento da adottare è quello di procedere per step, un passo dopo l’altro, “goccia dopo goccia”, senza esagerare e riempirti la testa di nozioni e regole che poi si aggrovigliano facendoti perdere definitivamente il bandolo della matassa. Proprio per questo affronteremo solo un tempo del subjuntivo, nello specifico il presente, perché io e te sappiamo benissimo che senza buone fondamenta non si costruisce una casa solida e potremo, così, impegnarci per capire come fare per mettere assieme i giusti pezzi del puzzle e ottenere il subjuntivo presente senza sudare mille camice. Come prima cosa, devi assolutamente tenere a mente che, per affrontare il subjuntivo senza troppi sbattimenti, bisogna conoscere e controllare serenamente e consapevolmente il presente dell’indicativo in tutte le sue forme, sia regolari che irregolari. Se pensi di non essere pronto, non disperare e organizza un ripasso del presente dell’indicativo; magari, potresti riassumere le varie casistiche in un quaderno degli appunti che avrai sempre a portata di mano al momento di approfondire e studiare la grammatica e sul quale continuerai ad annotare tutte le regole e le precisazioni che consideri fondamentali per costruire in maniera solida tutti gli altri piani della casa chiamata “spagnolo”. É essenziale che tu conosca a menadito la coniugazione del presente dell’indicativo per una ragione molto chiara e precisa: il presente del subjuntivo si forma partendo proprio dal presente dell’indicativo, più precisamente dalla prima persona singolare, cioè “yo. In poche parole, il subjuntivo presente avrà la stessa radice (la parte del verbo a cui attacchi le varie terminazioni che precisano il soggetto) del “yo” del presente dell’indicativo. Facciamo qualche esempio pratico e vedrai che sarà tutto più chiaro, addirittura troverai questo trucchetto utile per dar vita al subjuntivo presente di tutti i verbi a te noti (e non).

Partiamo da un verbo regolare, tomar. La prima personale singolare di tomar è yo tomo, per cui la radice del verbo è tom- e sarà esattamente questa la radice a cui appiccicherai le desinenze (così si chiama la parte del verbo che cambia a seconda della persona) del subjuntivo presente. Il subjuntivo presente di tomar sarà:

Yo tome

Tú tomes

Él/ella/usted tome

Nosotros tomemos

Vosotros toméis

Ellos/ellas/ustedes tomen

Quelle in neretto sono le desinenze che dovrai utilizzare per il subjuntivo presente dei verbi che terminano in –AR, ossia per tutti gli amichetti di tomar.

Ti presento ora il verbo hacer, uno di quei verbi simpaticissimi -quasi esilaranti- che hanno la prima persona singolare (“yo”) irregolare: tutte le altre persone seguono lo schema più basico ed ordinario, mentre “yo” si deve per forza distinguere e si trasforma in yo hago. Come avrai già notato solo dando una prima, distratta, occhiata al tuo nuovo amico hacer, ti sarai reso conto che non appartiene alla stessa coniugazione di tomar, dato che si tratta di un verbo in -ER, e proprio per questa ragione cambiano le desinenze del subjuntivo presente. NO, FERMO… non sbattere il PC a terra, respira e seguimi perché la bella notizia è che i verbi in -IR -ossia i verbi della terza e ultima coniugazione- condividono le desinenze con i verbi in -ER e questo significa che (effetto suspense, rullo di tamburi) non ne dovrai imparare altre. Ma torniamo a hacer e vediamo com’è il suo subjuntivo presente:

Yo haga

Tú hagas

Él/ella/usted haga

Nostros hagamos

Vosotros hagáis

Ellos/ellas/ustedes hagan

 Lo vedi? Ancora una volta la prima persona singolare dell’indicativo detta la tendenza.


Come in tutte le lingue che si rispettino anche in spagnolo, oltre alle regole principali, ci sono eccezioni a confondere le acque. Cerchiamo di vederne alcune assieme, partendo proprio dai verbi con cambio vocalico. Quali sono? Quelli che trasformano la “-o-” in “-ue-“, la “-e-” in “-ie-” o in “-i-” a tutte le persone singolari e all’ultima del plurale; vediamo ora come si comportano se coniugati al subjuntivo presente.

I verbi del primo e secondo gruppo (-AR e -ER) che cambiano la “-e-“ in “-ie-“ o la “-o-“ in “-ue-, si coniugano come al presente dell’indicativo e mantengono il cambio vocalico a tutte le persone che, per regola, lo mettono in atto, ossia tutte tranne nosotros e vosotros; pertanto, il subjuntivo di querer sarà yo quiera (ma nosotros queremos) e quello di pensar sarà yo piense (ma nosotros pensemos), mentre quello di poder sarà yo pueda (ma nosotros podamos) e quello di volver, yo vuelva (ma nosotros volvamos).

La storia, però, cambia se il verbo appartiene al terzo gruppo, ossia -IR; in questo caso, infatti, i verbi mantengono il cambio a tutte alle persone singolari e all’ultima del plurale anche al subjuntivo presente, ma nosotros e vosotros smettono di essere regolari e seguono un nuovo schema. Vediamo un esempio e coniughiamo assieme il verbo sentir:

Yo sienta

Tú sientas

Él/ella/usted sienta

Nosotros sintamos

Vosotros sintáis

Ellos/ellas/ustedes sientan

Come puoi vedere, alla prima e alla seconda persona del plurale la “-e-” muta in una “-i-“.

 

Se, invece della “-e-“, il verbo in -IR cambia la -o- in -ue-, seguirà il modello di dormir, secondo il quale la “-o-” si trasforma in “-u-” in nosotros e vosotros:

Yo duerma

Tú duermas

Él/ella/usted duerma

Nosotros durmamos

Vosotros durmáis

Ellos/ellas/ustedes duerman

 

Seguono uno schema tutto personalizzato anche i verbi del terzo gruppo che cambiano la “-e-” in “-i-” al presente dell’indicativo, come, ad esempio, pedir, medir e servir. Vediamo subito che succede coniugando pedir:

yo pida

tú pidas

él/ella/usted pida

nosotros pidamos

vosotros pidáis

ellos/ellas/ustedes pidan

Come puoi agilmente notare, il cambio di vocale si ha in tutte e sei le persone.

 

Altri verbi totalmente irregolari a cui devi prestare la dovuta attenzione sono:

  • Ir: vaya
  • Saber: sepa
  • Haber: haya (ci sia/ci siano)

2. A cosa serve il subjuntivo presente?

Mi capita spesso di leggere nelle grammatiche che il subjuntivo è il modo dell’incertezza e dell’ipotesi, il che è concettualmente corretto, ma stai attento perché, come spesso amo ripetere, le grammatiche tendono per necessità a generalizzare e a incasellare tutto in definizioni e categorie strutturate, al cui interno è facile orientarsi, ma che tendono a limitare le possibili sfumature della struttura che spiegano e raccontano.

Iniziamo il nostro viaggio nella grammatica cercando di capire perché usiamo il subjuntivo. Nell’elenco qui sotto troverai riportate le sue principali situazioni d’uso:

  • Con espressioni come ojalá (in italiano “magari”) per esprimere il desiderio che un determinato evento si realizzi: ¡ojalá no vengan a la fiesta!
  • Con espressioni come puede que o es posible que per esprimere probabilità: es posible/puede que hoy Sara se quede en casa porque su hija está enferma.
  • Esprimere sentimenti: siento mucho que no puedas venir al concierto / no me importa que María conozca mi secreto / lamento que tu jefe se enfade siempre contigo.
  • Valorare e esprimere un giudizio su azioni e/o situazioni: es lógico que no pueda seguir viviendo con él y es normal que quiera cambiar radicalmente su vida después de tantos años trabajando en la misma empresa / me parece una vergüenza que no te puedan ayudar.

3. Subjuntivo presente vs presente de indicativo: consigli per fare chiarezza.

E siamo arrivati al centro della questione, dove tutti i fili si aggrovigliano in un nodo che pare impossibile da sciogliere. Il vero problema, caro lettore, è che sei italiano; infatti, proprio il fatto di essere italiano ti porterà a sbagliare e a cadere in tutte le trappole disseminate qua e là lungo l’ostico percorso. Per questo, il mio consiglio number one è smetti di pensare in italiano, altrimenti continuerai a credere -sbagliando- che sia possibile usare un modo e poi l’altro senza reale criterio; come già ti dicevo all’inizio di questo lungo post, se per noi è tutta una brodaglia indistinta e primordiale, un caos cosmico dal quale fatichiamo ad uscire vivi, nella lingua spagnola è tutto molto più organizzato e per poter giocare correttamente devi conoscere almeno le regole principali del gioco. Io, come sempre, sono pronta ad aiutarti a trovare strategie per affrontare al meglio le difficoltà ed evitare confusioni linguistiche.

3.1 – Situazioni d’uso del presente de indicativo

Generalmente si tende ad affermare che l’indicativo è il modo della verità e della certezza e devo ammettere che partire proprio da qui potrebbe aiutarti a schiarirti le idee. Infatti, l’indicativo si usa in frasi affermative ed interrogative con tutti quei verbi che esprimono un’opinione, come pensar, creer, opinar, parecer, estar seguro de, recordar e acordarse de. Se io dico che Santi cree que su gata está enferma, dovrò per forza usare l’indicativo perché il verbo non è usato alla forma negativa (vedi che non c’è nessun “no”?); lo stesso vale per la frase no piensas que deberíamos cenar? che è interrogativa e proprio per questa ragione non ci interessa che davanti al verbo piensas ci sia la particella negativa “no”. Lo stesso vale per espressioni come es verdad que, es cierto que, es evidente que, está claro que: se usate alla forma affermativa e/o interrogativa, tireremo fuori dal cappello l’indicativo, come nelle frasi ¿es verdad que María se quedó sola en casa el sábado por la tarde? e es cierto que los dos hermanos mentían.

Il prossimo ragionamento è un po’ più complesso e sfacettato, ma se stiamo assieme niente e nessuno potrà attaccarci alle spalle. La prossima regola dice che si deve usare l’indicativo con i pronomi relativi (come “que” quando non è congiunzione e, quindi, non serve per unire due parti della stessa frase ma per riprendere un elemento nominato precedentemente all’interno del discorso) quando questi ultimi si riferiscono a qualcosa o qualcuno di ben noto e definito. Proseguiamo il ragionamento con una frase. Se dico conozco a una mujer que trabaja en Correos, affermo di conoscere una donna che lavora alle poste e questo significa che la persona in questione è a me nota e, dunque, è un referente definito per il nostro pronome relativo “que”: per questo motivo useremo indicativo. La stessa cosa succede se affermo che la chica que vive con Ana es sueca: anche in questa seconda frase la ragazza di cui parlo (referente del nostro pronome relativo) ha una identità precisa e ben definita, ha un nome e delle caratteristiche a me note, se non direttamente, almeno indirettamente.

3.2 – Situazioni d’uso del subjuntivo presente. 

Ricordi i verbi di opinione di cui abbiamo parlato all’inizio del paragrafo precedente? Bene, perché ripartiamo proprio da loro: se li trovi in una frase negativa, allora dovrai usare subjuntivo e no indicativo, proprio come nella frase Santi no cree que su gata esté enferma, dato che, avendo trasformato la frase in negativa, va obbligatoriamente cambiato anche il modo del verbo. Allo stesso modo, con le espressioni che indicano verità o certezza dobbiamo usare subjuntivo se la frase è negativa: no es verdad que María sea profesora. Presta massima attenzione a quanto ti ho appena spiegato perché per noi italiani la cosa più ovvia da dire sarebbe *no es verdad que María es profesora, ma sarebbe come scivolare su una buccia di banana. Aggiungo anche che espressioni come es falso que o es mentira que, essendo di per sé negative, vogliono solo e soltanto il subjuntivo ad accompagnarle: es mentira que yo no quiera ir con ellos de vacaciones.

Torniamo adesso ad occuparci di pronomi relativi. Leggi bene la seguente frase: en esta empresa el director busca una secretaria que sepa hablar chino. Come puoi notare, il verbo è al subjuntivo presente e la ragione è presto detta: nessuno di noi sa chi sia questa secretaria, non ha un’identità definita e specifica e proprio per questo non possiamo usare l’indicativo. Ricorda che il modo dell’incertezza e del dubbio è il subjuntivo, non l’indicativo!

Ci sarebbe davvero molto altro da chiarire e specificare, ma l’intento di questo articolo è semplicemente quello di darti una prima, ma preziosa, infarinatura sul tema per permetterti di muoverti in autonomia anche su terreni più impervi 😊

Nel frattempo, ti ricordo che nel mio blog potrai trovare tanti altri consigli utili per vivere al meglio, con tutti gli strumenti indispensabili, il mondo delle lingue straniere, soprattutto dello spagnolo e del francese. Che aspetti a farti un giro?

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