Gli italiani leggono sempre meno, in Italia si comprano sempre meno libri e bla bla bla. Proprio questa mattina ascoltavo alla radio l’ennesima discussione sul tema e quello che mi ha veramente inorridita non è tanto la notizia in sé (sai che novità?!), quanto la risposta dello speaker: “eh certo, perché dovrei leggere un libro quando posso leggere Facebook o Twitter e trovare sempre contenuti di ogni genere?!?”. Ma che bella idea, della serie “che la mestizia sia con noi”…

A me, invece, piace leggere e mi piace anche scegliere e comprare libri; ne compro 5/6 alla volta anche se, poi, immancabilmente, li accumulo, perché il tempo è il più gran tiranno della storia (e la stanchezza il suo fido braccio destro). Ma non importa, prima o poi il tempo lo si trova sempre per fare quello che ci piace (è fare quello che non ci va il vero problema!). Ai libri mi affeziono pure e non riesco mai a disfarmene: ogni libro che ho mi ricorda un momento della mia vita, uno stato d’animo e buttarlo sarebbe come cancellare il ricordo che mi lega a quelle pagine.

Quando posso leggo in lingua originale; quando posso significa che, se un libro è in russo, tedesco o giapponese, lo devo leggere in italiano, ma uno in spagnolo, francese o inglese preferisco leggermelo nella lingua che lo ha visto nascere. Non ho niente in contrario nei confronti della traduzione – credo che alcuni miei articoli del blog te lo abbiano pure dimostrato-, solo che una traduzione, per quanto buona sia, non è mai la versione autentica del libro, qualcosa inevitabilmente si perde o si trasforma; sono comunque pienamente consapevole che non tutti parliamo 20 lingue straniere diverse e, proprio per questo, le traduzioni sono indispensabili se non vogliamo essere condannati a leggere solo libri di Moccia per il resto della nostra vita.

 

Tutto questo pippone per dirti che ho deciso di inaugurare una sessione dedicata ai libri, per lasciarti qualche dritta nel caso in cui tu stia scegliendo un libro da leggere per mantenere attiva la tua conoscenza della lingua durante la pausa estiva, per gustarti una storia diversa o conoscere meglio autori che per un motivo o per l’altro non hai mai approfondito. Leggere apre la mente, è innegabile, ma rimanendo su un piano meramente linguistico è anche un buon metodo per arricchire il tuo vocabolario, riconoscere strutture linguistiche studiate o capirne ed assimilarne di nuove. Diciamo costantemente che è necessario che chi studia una lingua possa avere accesso a dimostrazioni reali della lingua stessa: cosa c’è di meglio di un libro in VO?

Per ogni libro troverai una piccola recensione e il livello di conoscenza linguistica a cui si adatta meglio. Ricorda sempre che non devi né leggere un libro troppo facile né uno troppo difficile: quello troppo facile non ti darebbe nessuno stimolo, mentre quello troppo difficile ti scoraggerebbe, ti farebbe innervosire e ti annoierebbe a tal punto da portarti a scegliere di abbandonarlo piuttosto che sfiorare l’esaurimento. La lettura in lingua deve essere un piacevole esercizio, non un obbligo, un compitino che svolgi per lavarti la coscienza e sentirti meglio con te stesso: non obbligarti a leggere Balzac se generalmente non leggi mai niente che sia stato scritto prima del 1980, trova il libro che meglio rispecchia la tua personalità e i tuoi interessi. Io detesto i polizieschi e i gialli in generale e per questo motivo mai mi sognerei di leggere Dan Brown o Ken Follett, ma questa sono io, tu sei un’altra persona, giusto? Proprio per questo motivo, quando un corsista mi chiede un consiglio di lettura non do mai liste di titoli, mi limito a sottolineare che il libro scelto, per soddisfare lo scopo, deve essere autentico (lascia perdere quelle versioni riassunte e riadattate secondo i vari livelli di lingua, per carità…), deve piacerti e rispecchiare le tue reali potenzialità espressivo-comunicative. Non sentirti obbligato a leggere un libro solo perché la prof. del corso di tedesco te lo ha consigliato o solo perché è un grande classico e tu non puoi non averlo letto: se stai leggendo Don Quijote, ma alla quarta avventura di questo vecchietto un po’ rincoglionito non ne puoi già più, non sentirti in colpa e passa ad altro, la vita è già piena di problemi e cose noiose, perché auto-flaggellarti così deliberatamente?!

Non esistono libri imprescindibili, leggi quello che ti va e fregatene. Pensa sempre con la tua testa anche quando si parla di libri, perché quello che piace a me potrebbe essere un’autentica schifezza per te e viceversa.

Il primo trucco per non cadere nella trappola della noia o dell’eccessiva complessità è iniziare da libri breviVia col vento lo lasciamo per il prossimo anno, così come Alla ricerca del tempo perduto– e, possibilmente, un minimo intriganti. Ti consiglio, inoltre, di non leggere con il vocabolario costantemente aperto, renderesti il tutto poco rilassante e molto “compiti per casa-mood”. Se la parola sconosciuta non ti impedisce di cogliere il senso generale del discorso, vai pure avanti tranquillo; soffermati e cercala, invece, se la lettura e la comprensione della storia ne risentono o se la parola appare più volte e continua ad essere un mistero. Nel caso in cui tu legga da Ebook, cliccando sopra la parola potrai comodamente e rapidamente accedere al suo significato, ma non interrompere costantemente la lettura, rischieresti di rendere poco fluido anche il più avvincente dei romanzi.

Un’altra cosa che puoi eventualmente fare, se non ti senti così sicuro da iniziare un libro mai visto prima in lingua originale, è rileggerne uno che hai già letto in italiano e di cui ricordi più o meno la trama: questo ti aiuterà a non perdere parti importanti della storia solo perché non capisci la lingua.

 

Sei pronto allora a cominciare? Mettiti comodo, al resto ci ho già pensato io!

Crónica de una muerte anunciada, Gabriel García Márquez (ed. Debolsillo).

Credo che non ci sia bisogno di troppe presentazioni, Márquez è una delle voci più note del panorama letterario latinoamericano. Non è certo l’unica a cui potrai appassionarti, ma è sicuramente un buon punto di partenza per andare a curiosare un po’ nella letteratura in lingua spagnola non europea.

Se ti stai chiedendo di cosa parla questo libro, sappi che il riassunto perfetto della trama è già nel titolo: è, a tutti gli effetti, il resoconto di una morte annunciata, già nota, ma comunque inevitabile. Una giovane donna viene “restituita” alla famiglia di origine poche ore dopo il matrimonio per questioni di onore e disonore; la famiglia la obbliga a rivelare il nome dell’amante e i due fratelli decidono di cercare vendetta dichiarando apertamente di partire alla ricerca di quest’uomo per ucciderlo. Tutti sanno, ma nessuno farà qualcosa per evitare il tragico corso degli eventi.

La storia è breve, per la precisione si tratta di 135 pagine scritte con grandi lettere e abbondanti spaziature, io l’ho letta anni fa in due giorni, procedendo con calma e con interruzioni. La trama è lineare e per questo è facile seguirla ed intuirne i passaggi; la lingua non crea particolari problemi di comprensione e contribuisce a favorire una certa agilità di lettura. Dunque, se il tuo livello di spagnolo si aggira attorno ad un B1+, nel senso che non sei più un mero principiante ed inizi a cavartela con maggiore disinvoltura e a formulare frasi che vadano oltre “io Tarzan, tu Jane”, questa è la lettura che fa per te: è un racconto, non un trattato di 1000 pagine sulla filosofia kantiana, e come tutte le storie scritte a regola d’arte vedrai che ti appassionerai e arriverai alla fine ancor prima di avere il tempo per rendertene conto.

 

Sei pronto a iniziare un corso in spagnolo o francese con me?Fammi sapere di cosa hai bisogno e saprò indicarti lo strumento a te più adatto.

I miei servizi

Les années, Annie Ernaux (ed. Folio).

I francesi, si sa, sono chic e engagés; i loro film raccontano quasi sempre storie che scorrono con una lentezza a volte sin troppo pretenziosa e i loro libri sono da sempre cosa seria. Lo so che hanno vinto i Mondiali e tu avresti preferito che la coppa fosse in mani croate, lo so che sono antipatici, sciovinisti, arroganti e così maledettamente francesi, ma cerca per un istante di lasciar perdere gli stereotipi e seguimi nel raffinato mondo del libro che sto per presentarti.

Ho “incontrato” per caso Annie Ernaux, leggendo un articolo di Daria Bignardi che l’aveva intervistata qualche giorno prima; il modo in cui ne parlava e descriveva la sua scrittura mi ha incuriosita a tal punto che, senza cercare ulteriori informazioni, ho ordinato il libro e, a quanto pare, ho pure fatto bene.

Si tratta di un’autobiografia in cui la rievocazione del passato scaturisce da una foto, da una parola, un oggetto o un fatto: ha inizio, così, un viaggio in quel malinconico processo chiamato rimembranza. La scrittura è delicata ed intima, senza mai cadere nel patetico (altrimenti ti posso garantire che non saremo qui a parlarne); ogni evento personale si incastra perfettamente nella storia della Francia, dal post guerra ad oggi, e il passare degli anni (les années, del titolo, appunto) lascia la sua indelebile ma consapevole traccia nel racconto sincero di una donna che non si pone egoisticamente al centro della sua autobiografia, come ad esserne l’unica protagonista, ma che si ricorda della storia attorno a lei e di tutti quegli eventi personali e non che l’hanno portata ad essere la donna che è oggi, quella che ricorda e scrive. Personale e impersonale, singolarità e collettività si mescolano in questo libro pieno di interessanti riflessioni sulla vita, sul tempo, sulla morte e il silenzio della parola.

Non è una lettura facile, non tanto per il tema trattato quanto per la lingua; sconsigliata, dunque, se il tuo livello di francese è quello di un principiante o è appena intermedio. Se, al contrario, hai già acquisito solide base linguistiche, diciamo che hai raggiunto un buon B2 e ti muovi in modo autonomo in vari ambiti della comunicazione, corri a procurartene una copia; sono 254 pagine piene di parole scritte fitte fitte, ma non farti spaventare: un libro è difficile solo se conosci poco della lingua o se tratta un tema a te praticamente ignoto (come se io mi mettessi a leggere un trattato di fisica quantistica, non sopravviverei alla seconda riga), in tutti gli altri casi non c’è motivo di temerlo.

Spero di averti lasciato due spunti interessanti o, per lo meno, di averti convinto a darti una possibilità: se decidi di leggere un libro in lingua è, soprattutto, perché tu per primo credi che possa portare i suoi frutti.

Se, invece, sei alla ricerca di consigli linguistici di altro genere, fatti un giro nel mio blog, tanti altri articoli ti aspettano. Non dimenticare che puoi anche contattarmi, per migliorare assieme a me il tuo livello di lingua, così il prossimo anno sarai un lettore più esperto!

Nel link qui sotto troverai un articolo che ti darà un paio di buoni motivi per imparare una lingua straniera.

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